Valcamonica Hotel - Guida Turistica

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Musei
 Ci sono due aspetti che rendono la Valle Camonica un esempio unico fra tutte le valli alpine: la eccezionale ricchezza del suo patrimonio artistico e la possibilità di percorrere attraverso le testimonianze ancora disponibili un tratto di storia lungo 10.000 anni. Fra le molte proposte per conoscere la Vallecamonica, uno spazio specifico deve pertanto essere riservato ai Musei, di cui presentiamo una sintetica scheda informativa dedicata anche a quelli "a cielo aperto" con il loro incredibile archivio di informazioni sull'avventura dell'uomo preistorico europeo.
 Parco di Luine con importanti concentrazioni di arte rupestre preistorica 233 superfici istoriate con circa 10.000 figure che coprono 8000 anni di storia), resti di capanna di età neolitica e del bronzo. Località Capre e Luine - ingresso libero Aperto tutti i giorni tranne il Lunedì
Apr.-Sett. 9-12 / 14-18
Ott.-Mar. 9-12 / 13-17
Informazioni: 0339/2280568
 Museo Archeologico accoglie buona parte di quanto "Civitas Camunorum" ha dato nei secoli scorsi e in età recente: fibule d'argento, una coppa di tipo aretino a decorazione vegetale, vasi in ceramica, un piccolo sarcofago in pietra, due piedi di bronzo, due mosaici pavimentali, mense votive e iscrizioni sacre; dell'antica città sono note varie strade, due necropoli, un sacello sul colle S.Stefano, un impianto termale, molte case private e - da rilevare per la sua rarità in zona alpina - il teatro.
Via Roma, 25 - Ingresso libero Orari: Mart. - Dom. 8.30 - 14.00 Chiuso il Lunedì non festivo Informazioni: Tel. 0364/344301
 La stratificazione del tempo, sotto forma di terra e di muschio, le aveva tenute nascoste per millenni: 170.000 figure "preistoriche" fino ad oggi messe in luce, vivevano sotto il manto della vegetazione, destinate prima o poi a rivelare all'uomo moderno la vicenda dei Camuni e con essa a contribuire a svelare un periodo quasi sconosciuto della propria storia.
 Le incisioni rupestri, che illustrano gli otto millenni della storia di questa tribù preistorica, le forme, le attività e le credenze della sua vita quotidiana, i suoi valori nel tempo, fino alla perdita della libertà e della propria identità culturale con l'avvento dell'impero di Roma, sono state "riscoperte" in tempi recenti, nel corso del nostro secolo. Agli iniziali, frammentari ritrovamenti nei primi decenni del Novecento, è seguito il lavoro di ricerca sistematica degli ultimi quarant'anni: è del 1960 l'annuncio della scoperta dei più importanti reperti della civiltà camuna a cui segue, nel 1964, la fondazione del Centro camuno di studi preistorici, con sede a Capo di ponte, generato dall'esigenza di collegare ed indirizzare verso una meta comune le attività di ricerca con lo scopo di realizzare il necessario passaggio dalla ricerca descrittiva e analitica al momento deduttivo e interpretativo. I notevoli risultati, raggiunti grazie all'impegno manuale ed intellettuale di numerosi archeologi ed appassionati, sono stati resi possibili anche dall'utilizzo di tecniche di lavoro moderne.
Archeodromo
 È al Dr. Ausilio Priuli che si deve la ricostruzione sperimentale di un villaggio tardo neolitico nel territorio di Capodiponte, realizzato alla sommità di una collina rocciosa dominante tutto il tratto di valle che ospita il maggior numero di incisioni rupestri.
 È la prima realizzazione del genere in Italia, ma la singolarità della stessa consiste nel fatto che il villaggio non solo è arredato come poteva esserlo nella preistoria, ma è vivibile e sarà vissuto da famiglie, gruppi, classi scolastiche che vogliono tentare di rivivere i momenti della preistoria. Le capanne sono state erette con le presunte tecniche edilizie neolitiche: con legni, graticci, canne, paglia e fango; sono arredate con rudimentali giacigli, pelli, vasellame, armi, etc... In esse si può cucinare, dormire, tessere, filare, produrre strumenti d'uso e, negli spazi esterni, plasmare l'argilla e cuocere vasi, scheggiare la selce, lavorare la pietra, etc... il tutto guidati in un viaggio fantastico a ritroso nel tempo.
La lavorazione del legno
 La tradizione camuna della lavorazione del legno ha prodotto nel corso dei secoli un notevole patrimonio artistico, i cui risultati sono ancora apprezzabili in tante parrocchiali ed anche in dimore private, sicchè non pare affatto fuori luogo parlare di una "civiltà del legno".
 Un itinerario di ricerca da suggerire riguarda la scultura lignea di cui esiste in Valle un patrimonio che risale principalmente al periodo compreso fra il XV e il XVIII secolo.
 Gli esperti assicurano che la Valle Camonica presenta in questo campo tale quantità di opere da renderla una delle più importanti zone italiane. La grande scuola che segna un po' i destini di quest'arte in Valle è quella della famiglia Ramus di Edolo da cui escono due generazioni di scultori oltre che prestigiosi allievi come G.B. Zotti, G.G Piccini e Andrea Fantoni. Da ricordare anche il grande Beniamino Simoni che ha legato il suo nome, nella seconda metà del 700 alle ormai celebri "cappelle" di Cerveno. Impossibile sintetizzare, in breve, le cose più importanti : basterà dire che, pure limitandoci all'essenziale, vi sono almeno un centinaio di opere importanti, sparse per tutta la Valle Camonica, che meritano di essere viste. Anche nei paesini più sperduti, chiese dall'apparenza dimessa riservano grosse sorprese : statue dorate, altari sontuosi, decorazioni barocche sono ancor oggi testimonianza di un'arte che aveva raggiunto altissimi livelli. In particolare tutta l'Alta Valle presenta una significativa concentrazione di opere lignee : Edolo, Monno, Incudine, Vione, Stadolina, Canè, Pontedilegno, Precasaglio, sono i punti più interessanti da visitare.
La lavorazione del ferro
 La secolare tradizione della ferrarezza è mantenuta in vita dalle fucine biennesi, dove - con l'aiuto dei medesimi magli del Seicento - i fabbri ancora oggi piegano il ferro nelle forme volute, con la stessa tecnica descritta nel 1609 nel Catastico di Giovanni da Lezze; in esso sono indicati come luoghi minerari della Valle Camonica, Malonno, Paisco, Loveno, Cemmo, Ono, Cerveno e Pisogne; nel 1703, le miniere sono 12 in tutta la Valle, ma solamente 3 sono produttive; nel 1862-63, le miniere attive sono 44 e producono annualmente 112.300 quintali di minerale.
 Nel 1609 sono attivi "sei forni da ferro, cioè uno a Malonno, uno a Paisco, uno a Cerveno, uno a Grattacasolo nel Commun di Piano et doi a Pisogni"; nel 1860, i forni per la fusione del minerale di ferro si trovano a Pisogne, Cerveno, Cemmo, Allione, Paisco, Loveno e Malonno. La ghisa ottenuta veniva infine lavorata in "diversi edificij di fucine, dove di novo ricola, et da maestri con arte, et con il fuoco, et con li magli, che sono martelli grossissimi che battono à forza d'acqua, viene disposta in varie forme, et modi, et varij usi". I "diversi edificij di fucine" (circa 200 nelle tre Valli bresciane, di cui una ottantina nella Valle Camonica) erano divisi in "fucine grosse" e "fucine minute" : nelle prime si affinava la ghisa per ricavarne il ferro o l'acciaio, nelle seconde si lavoravano il ferro e l'acciaio per ricavarne i vari prodotti.
Affreschi
 Gli affrechi, splendidi segnali dell'era in cui la Vallecamonica viveva il suo sorprendente sviluppo artistico. Il tempo non si cancella in Vallecamonica. Scorre silenzioso, lasciando dietro di sé superbi segni da ammirare e da non dimenticare. Questi affreschi sono opere di alto pregio pittorico che dal Quattrocento in poi sono venute ad abbelire le chiese della Vallecamonica. Tra i pittori più importanti citiamo : Giovanni Pietro da Cemmo, Paolo da Cailina il vecchio, Callisto Piazza, il Romanino, Paolo da Cailina il giovane.
Architettura rustica
 Alla Vastità della Valle Camonica corrisponde la varietà del paesaggio, punteggiato da decine e decine di paesi con minuscole frazioni, radicate nelle pendici montane. Se visti dall'alto, i centri abitati, e soprattutto quelli abbarbicati a mezza costa, rivelano un disegno d'insieme omogeneo, testimonio dell'antica civiltà pastorale e contadina. Per coglierne l'anima si deve entrare nel vivo delle viuzze spesso porticate, superare volti, arconi che si aprono su cortiletti riposanti. Ci si imbatte anche in strutture mezzoconiche bombate e sporgenti dai muri maestri: è quello che resta degli antichi forni per pane.
 Molte sono le case antiche con muri in pietra a vista o con rozzo intonaco a raso, spesso avvolte da strutture lignee: scale esterne e loggiati di varia foggia sporgenti o rientranti. Sulla distesa di pietre di molte facciate un riquadro intonacato conserva tipici affreschi devozionali o vi spiccano i ritmi semplici di inferiate e balconate in ferro battuto. I tetti più antichi conservano la copertura in piode (lastre irregolari di pietra) ed hanno falde poco angolate per impedire che esse scivolino. Le tramezze delle case sono spesso erette con graticci di rami intessuti su una trama di listelle di legno e di paletti.